Giappone: la Baia di Taiji diventa il cimitero dei delfini

La baia di Taiji, in Giappone, è divenuta teatro di un terribile massacro di delfini.

Centinaia di esemplari appartenenti alla specie dei tursiopi sono stati assediati e, mentre quelli più belli sono stati catturati per essere esposti in parchi naturali ed acquari, gli altri verranno tutti uccisi. Tra i superstiti c'è anche un cucciolo di delfino albino che per ora è ospitato al Museo delle Balene di Taiji  ma presto sarà venduto e destinato ad un acquario.

La ragione della mattanza sembrerebbe essere di natura economica in quanto  i delfini "migliori", dotati di caratteristiche particolari, vengono selezionati per essere destinati al turismo e c'è di più, sembra che la strage si ripeta ogni anno nelle acque di Taiji.

Numerosi animalisti hanno tentato, nel corso del tempo purtroppo senza successo, di porre fine a questa assurda pratica e l'attivista di Sea Shepherd Conservation Society, Ric O'Barry, in collaborazione con Louis Psihoyos ha recentemente prodotto una pellicola, "The Cove", per mostrare al mondo questa realtà finora sconosciuta e definita dall' ambasciatrice Usa in Giappone, Caroline Kennedy, disumana.

Le condanne stanno arrivando unanimi da tutte le parti del mondo e la direttrice scientifica dell'Enpa, Ilaria Ferri, ha chiesto alla nostra nazione di schierarsi apertamente contro la strage, sostenendo che nessun paese civile può assistere passivamente alla distruzione di un patrimonio di tutta l'Umanità.

Ancora una volta, dunque, l'uomo sta scrivendo una pagina triste nella storia della sua convivenza con gli animali.

Azioni del genere non possono essere tollerate  e neanche giustificate dagli interessi economici, è necessaria invece un'opposizione univoca e senza compromessi per dire un no deciso alla violenza in tutte le sue forme e non solo a quella verso gli uomini.

Lo scrittore Elie Wiesel una volta scrisse :

Prendi posizione. La neutralità favorisce sempre l'oppressore, non la vittima. Il silenzio incoraggia sempre il torturatore, non il torturato

  Via | www.ecoblog.it